Volerò oltreoceano per te
di Giulia Faessler
Introduzione
Volerò Oltreoceano per te, dammi una ragione per pentirmene, dammi una ragione per non seguire il mio cuore.
Di cose folli nella vita se ne fanno, ma sono le avventure più belle che lasciano in noi indelebili attimi di vita vissuta.
Dopo la morte di un cane spesso si decide di non volerne più, per non voler più soffrire. Io ho pianto per giorni e poi ho deciso di voler colmare in qualche modo il vuoto che il mio compagno a quattro zampe mi aveva lasciato. Bisogna imparare a guardare sempre in avanti, ricominciare imparando dai propri errori. Quando si infrange un sogno bisogna costruirne uno più bello e più grande.
La ricerca del cucciolo non si prospettava facile. Mi trovavo per una volta dall'altra parte della barricata. Ero io a chiedere un cucciolo e non viceversa. Per un attimo mi sono rivista nei miei lettori, persone che spesso mi scrivevano e-mail emozionanti, che dicevano “Eccoti, ti ho trovata dopo tanto cercare!”. Desideravo anch'io esclamare le stesse parole. Il problema è che quando si hanno le idee ben chiare su cosa si sta cercando, diventa difficile trovarlo. In Europa ci sono molti allevamenti validi. Cani sicuramente belli, ma pochi che rispecchiano le caratteristiche del vecchio cane da pastore. Inoltre, io ero alla ricerca di un cane con personalità, con una particolare espressione. Un cucciolo che mi facesse battere il cuore, capace di scaturire in me delle emozioni. Pertanto anche se avessi contattato il miglior allevamento del mondo, rischiavo di non trovare comunque nulla. La scelta di un cucciolo è sempre un’incognita. Non è detto che due cani belli accoppiandosi diano una prole all'altezza delle aspettative. Sicuramente aumenta la probabilità rispetto due cani mediocri. È molto più importante studiare l’albero genealogico. Vedere gli antenati, visto che spesso i caratteri recessivi saltano una generazione, senza trascurare l’aspetto della salute del cucciolo e le proprie possibilità economiche.
Trascorsi giorni interi a visitare siti di allevamenti e fotografie di cuccioli sui principali social Network, ero abbastanza demoralizzata. Qualche bel cucciolo lo avevo visto, ma spesso trovavo il loro sguardo spento, privo di quello che io definirei gioia canina. La gioia canina è per me quel fattore che fa brillare gli occhi di un cane quando osserva attento la vita, che fa inclinare lateralmente la testa di un cane quando cerca di comprendere le tue parole. Quella gioia che si vede quando un cucciolo rincorre saltellando una farfalla e in quegli attimi sembra sorridere alla vita. Probabilmente alcuni allevatori considerano l’espressione un fattore secondario, un optional non richiesto alle mostre. Ma per chi come me, vede in un Collie un compagno di vita, anche l’espressione diventa un elemento importante, da non sottovalutare. Sposereste mai un uomo o una donna privo di personalità e senza esserne innamorato? Se anche voi soffrite di sentimentalismo, cercherete sempre quel fattore in più, che possa donarvi gioia, amore e sorrisi.
La partenza 21/10/17
21/10/17
Organizzare un viaggio negli USA non è una cosa semplicissima, ma neanche impossibile. Bisogna prenotare i biglietti aerei, gli hotel, l’automobile, pianificare gli itinerari ed ottenere il visto turistico. Se si viaggia con dei cani il tutto si complica, i cani devono essere vaccinati ed avere fatto i venti giorni di “quarantena” per l’antirabbica e il veterinario deve aver rilasciato il certificato USDA di buona salute al massimo dieci giorni prima della partenza. I cani per poter viaggiare devono aver compiuto almeno tre mesi e l’antirabbica può essere eseguita ad un cucciolo non più giovane di tre mesi, pertanto il cane può viaggiare a tre mesi più venti giorni. Non tutti gli aerei possono trasportare i cani e i posti sono spesso limitati. Nel nostro aereo erano disponibili solo due posti che siamo riusciti a prenotare con non poca difficoltà. Tutte le altre questioni burocratiche ve le risparmio, ma il tutto è molto dispendioso, sia per energia che per danaro.
Ore 9:36, io e Giuseppe, il mio compagno di viaggio e di vita, siamo all'aeroporto di Fiumicino in attesa di imbarcarci sull'aereo che ci porterà nel Nuovo Mondo. Sono molto emozionata e non realizzo a fatica che finalmente andrò a New York.
Nove ore e quarantacinque minuti di viaggio passano velocemente. Veniamo letteralmente coccolati per tutto il volo. Le hostess ci portano continuamente cibo e bevande e guardiamo due bei film accoccolati sotto un plaid. Sembra di essere a casa, non pensavo che i viaggi intercontinentali fossero cosi divertenti.
Quando atterriamo il cuore mi batte velocemente e le mani mi si ghiacciano per l’emozione. Incuriositi, scrutiamo il più possibile dal nostro finestrino. Ogni volta che vado in una nuova terra straniera tendo a cercare le differenze culturali e mi rendo subito conto che New York non è una città comune, è l’insieme di mille culture ed è una città molto imponente.
Usciamo dall'aeroporto internazionale John F. Kennedy di New York (JFK) situato a Long Island, a sud-est della città di New York. Ci troviamo a circa 19 km dal centro di Manhattan e dal nostro albergo. Utilizziamo la metropolitana con qualche piccola difficoltà d’orientamento. La metropolitana di New York è una delle più antiche ed estese reti di trasporto pubblico al mondo, con 472 stazioni operative, 380,200 km di tracciato e trasporta circa 5,6 milioni di persone ogni giorno lavorativo. Una struttura pubblica colossale, enorme come tutto quello che ci circonda, molto diversa dalla metropolitana di Roma che spesso utilizzo, con appena tre linee.
Collisti turisti
22/10/17
Iniziamo il nostro tour da Central Park il più grande parco di Manhattan, il polmone verde della città. Il parco è una vera e propria oasi per uccelli e scoiattoli, che ci sfrecciano accanto incuranti della nostra presenza. Si trova nella Uptown, la zona nord di Manhattan, al centro di due imponenti quartieri residenziali. Affollato da turisti e da residenti che praticano numerosi sport, dalla corsa, alla bicicletta, al pattinaggio. Magnifiche le due piste di ghiaccio con vista da un lato sui grattacieli e dall’altro sul parco. Difficoltoso è l’attraversamento delle vie del parco, soprattutto perché i corridori sembrano pronti ad investirti se ostacoli la loro traiettoria. Proseguiamo per la Quinta Stada (Fifth Avenue) la via dello shopping di New York, simbolo della ricchezza della città. Fortunatamente, orientarsi a Manhattan non è molto difficile, in quanto è costituita da uno schema di strade che la percorrono in senso verticale (street) e orizzontale (Avenue), che si intersecano semplicemente tra loro. Passiamo davanti a negozi di Cartier, Tiffany, Bulgari e penso di non aver bisogno di nessuno dei loro gioielli, sono i miei cani le pietre per me più preziose. Lungo il nostro cammino incontriamo numerosi edifici famosi come l’Empire State Building, il Rockfeller Center, la Saint Patrick’s Cathedral e la Trump Tower con i suoi 58 piani. Proseguiamo per Broadway e i suoi numerosi teatri per arrivare a Times Square con il suo fiume di persone e le luminosissime insegne digitali.
Turisti per caso
23/10/17
La nostra visita alla città continua. Inizio ad apprezzare la vita da vacanziera. Ci dirigiamo verso Wall Street, il centro del distretto finanziario di New York. Proprio di fronte alla sede della borsa troviamo la famosa statua di bronzo, il Toro di Wall Street (Charging Bull), dell’italiano Arturo Di Modica. Questa statua fu costruita a spese dell’artista e messa di fronte alla borsa senza l’autorizzazione delle amministrazioni pubbliche, con l’intento di simboleggiare, la forza e il potere del popolo americano e la capacità di risollevarsi dopo il crack finanziario del 1987. Sorrido a questa strana forma di “abusivismo” edilizio.
Arriviamo al sito del World Trade Center, noto anche come “Ground Zero”, il complesso distrutto durante l'attentato dell’undici Settembre. Due piscine d’acqua riempiono il luogo dove un tempo sorgevano le torri gemelle. Un brivido mi attraversa il corpo alla vista di due enormi voragini trasformate in cascate, con incisi tutti i nomi delle vittime. Con la tristezza nel cuore proseguiamo il nostro cammino.
Non c’è turista che non sia stato colto dalla curiosità di vedere Chinatown e Little Italy. La prima la ricorderò per le buone fritture e le sue pescherie caratteristiche. Mentre Little Italy è secondo me un quartiere troppo turistico e ricco di numerosi ristoranti e pizzerie italiane. Parecchi napoletani cercano di convincerci a sederci in uno dei tavoli dei loro ristoranti, ma appena ci sentono parlare italiano quasi si scusano per la loro insistenza. Il ponte di Brooklyn è esattamente come me lo immaginavo, magnifico ma per arrivarci le mie suole delle scarpe si sono consumate.
Per visitare la Statua della libertà prendiamo il battello da Lower Manhattan. Prima di imbarcarci dobbiamo sottoporci a numerosi controlli, simili a quelli in aeroporto. La traversata è veramente suggestiva e la vista mozzafiato. Man mano che ci allontaniamo dal porto di Manhattan e ci avviciniamo alla Statua della Libertà, sento il mio cuore riempirsi di felicità. La Statua della Libertà è uno dei simboli di New York più famosi. Rappresenta la libertà politica e la democrazia. Situata al porto di New York, è considerata l’ingresso non ufficiale nella città di New York e dà il benvenuto a visitatori provenienti da tutto il mondo. Fu donata agli Stati Uniti dai francesi per il centenario della rivoluzione Americana. Arriviamo a Liberty Island, una piccola isola, con un bar e qualche negozio di souvenir e ovviamente la Statua della Libertà. Purtroppo non è possibile salire sulla corona della statua e ci limitiamo a guardare la statua girando intorno al suo piedistallo. La immaginavo più alta, ma la trovo comunque bella.
On the road
24/10/17
Sveglia alle 6 di mattina, mi affaccio alla finestra del nostro hotel e vedo New York che si sta svegliando, ma forse non si è mai addormentata. Una ragazza ben vestita cammina di fretta non curante della pioggerellina che le bagna il suo cappotto color porpora, alcuni operai stanno rifacendo il manto stradale mentre uomini in giacca e cravatta fanno lo slalom tra i barboni e i tombini fumanti. Di fronte alla mia finestra noto una coppia che chiacchiera allegramente, seduti sulla scala antincendio con le gambe a penzoloni dal nono piano d’altezza. Mi sembra di osservare una scena di un film o meglio mi sembra di rivedere l’ambientazione di cento film già visti, ma che credevo solo frutto della fantasia del regista.
Difficile comprendere la temperatura di oggi. C’è gente che cammina in calzoncini corti e altra molto accollata, ma il bello di questa città forse è proprio questo. Qui ognuno può essere quello che vuole e vestire come si sente, non ci sono mode da seguire,ma è la strada stessa che detta la moda.
Decidiamo di rinunciare alla colazione del nostro albergo per provare quella di Starbucks. So bene che è una catena oramai diffusa in tutto il mondo, ma ci sembrava doveroso provare la sensazione di camminare per strada con il classico bicchiere di carta con un cappuccino al caramello e una ciambella alla Homer Simpson.
Andiamo all'auto noleggio. Avevo letto che il noleggio di macchine in America fosse particolarmente facile, in effetti in pochi minuti siamo in possesso di un suv della Nissan. Installiamo il navigatore satellitare, ma ben presto lo accantoniamo, perché Google Maps risulta molto più efficiente. A saperlo prima avremmo risparmiato, sarà per la prossima volta!
Guidare a New York non è impresa facile. Traffico, sensi unici,automobilisti che suonano continuamente il clacson e ambulanze con mille lampeggianti che ti sfrecciano accanto. Finalmente riusciamo a prendere l’Interstate e la situazione sembra migliorare. Strade larghe e traffico meno intenso. Attraversiamo lo stato di New York, poi il New jersey per poi tornare nello stato di New York.
Veniamo sorpresi da un temporale molto intenso, tanto da non riuscire più a vedere la strada. Riusciamo a scrutare solo i lampeggianti delle auto che ci stanno davanti e di quelle che sono finite fuori strada. Fortunatamente riusciamo ad arrivare a Binghamton una piccola cittadina situata nel Contea di Broome, nello stato di New York. Il nostro albergo si affaccia sul fiume Chenango e mi sembra di vedere per la prima volta la vera America. New York è una bella città, ma come tutte le grandi città raccoglie gli usi e i costumi di diverse etnie e ha i ritmi frenetici delle grandi metropoli. Binghamton invece sembra molto più tranquilla. C’è il comune con una piccola piazza con la statua del senatore Daniel S. Dickinson, pochi ristorantini e pochi alberghi. Casette in legno con le bandiere americane al vento.
Una vecchietta é seduta sul suo dondolo posto nel portico in legno e ci guarda con aria perplessa, probabilmente si sta chiedendo come siamo capitati li. Ho bisogno di un guinzaglio, di un collare e di una pettorina per la nostra nuova cucciola. Sulla cartina risulta un negozio di animali a circa un chilometro di distanza. Ho la bella idea di andarci a piedi, giusto per assaporare meglio l’atmosfera della città. Attraversiamo la stazione ferroviaria, notiamo i treni merci a due piani (sinceramente è la prima volta che li vedo) e attraversiamo un quartiere in piena decadenza. Due tipi dall'aspetto poco rassicurante ci guardano con aria infastidita mentre probabilmente spacciano, un altro pieno di tatuaggi ci spia dietro una tenda mentre una giovane ragazza viene insultata da un motociclista dall'aria poco raccomandabile. Non vedo l’ora di andar via! Arriviamo al negozio d’animali. Ci accolgono due commesse molto carine e sorridenti. Devo ammettere che la cordialità che ho trovato nei negozi e nei ristoranti americani difficilmente l’ho trovata in Europa. Terminati i nostri acquisti, torniamo in Hotel per riposarci un po’. Soffro ancora del fuso orario. Alle sette di sera avrei voglia di dormire come se fosse l’una di notte, ma la fame prevale. Andiamo a cenare in una steack house a Johnson city. In questi giorni abbiamo mangiato principalmente carne, fritti e soprattutto Hamburger. Devo dire che i prezzi del cibo a New York sono molto elevati e non abbiamo mangiato nulla di particolarmente eccezionale. Perfino la New York cheesecake non è stata all'altezza delle aspettative. Ma vivendo in Italia comprendo di essere viziata dal punto di vista culinario.
L’incontro
25/10/17
A volte il destino incrocia le vite delle persone in modo del tutto casuale ed inaspettato.
Ho sentito parlare di Judie Evans diversi anni fa, quando studiavo all'università di Perugia. Ricordo di essermi imbattuta casualmente in una sua intervista. In quel periodo cercavo materiale per la mia tesi sulla genetica del Collie Bianco. Avevo contattato diversi allevatori Europei per trovare materiale in merito o semplicemente per avere notizie pratiche sull'allevamento di questa varietà. Molti non mi avevano risposto, altri sostenevano erroneamente che i collie bianchi non esistevano e altri ancora mi avevano consigliato di cambiare argomento. Una notte scrissi a Judie Evans pensando di non avere alcun riscontro. Pensai che un giudice di esposizioni e allevatrice con la sua esperienza non avrebbe mai risposto ad una studentessa. Quando ricevetti la sua e mail, ricordo che saltellai di gioia per casa dicendo: “ Judie mi ha risposto!”, con stupore dei miei coinquilini che pensavano che mi avesse risposto un divo di Hollywood! Judie non solo mi aiutò a comprendere meglio i collie bianchi, mi mandò delle scansioni di libri da collezione introvabili e mi diede tutte le informazioni di cui avevo bisogno (grazie di cuore). Judie mi consigliò di contattare Lucio Rocco con il quale poi collaborai per anni nella realizzazione del sito www.pastorescozzese.com.
Terminata la discussione della mia tesi di laurea mia madre decise di regalarmi un collie e durante le mie ricerche, mi imbattei in un cucciolo che rispecchiava tutto quello che stavo cercando. Scopri in seguito che Judie era comproprietaria del mio futuro cucciolo Moxie. Insomma, senza volerlo la vita mi riportava a lei.
Ore 9.00 siamo in viaggio verso la casa di Judie. Questa volta il meteo ci sorride. Possiamo ammirare le colline con tutte le sfumature dell’Autunno. Per strada troviamo numerose gomme di camion scoppiate e abbandonate sul ciglio della strada e ben dieci cervi morti. In Italia al massimo troviamo sull'asfalto volpi o gatti. Posto che vai, animali che trovi!
Un cartello stradale dice:” Ricordati che gelano prima i ponti delle strade” e resto a riflettere su quella indicazione come se avessi letto una massima di Siddhartha o di Confucio.
Ore 10.00 arriviamo nel vialetto dell’allevamento Clarion. Lo riconosciamo grazie ad una sagoma di Collie appesa. Sono emozionata. Non posso credere che dopo tanti anni conoscerò Judie, Henry (il marito) e Deborah (allevatrice di Moxie).
Judie ha preparato per noi una deliziosa colazione e trascorriamo quasi tre ore a parlare di Collie e delle nostre vite. Dietro un delizioso steccato bianco vedo i"Clarion Collies"correre felici, tra di loro c’è Lana e me ne innamoro subito.
Ripartiamo per New York, ho prenotato un hotel vicino all'aeroporto per facilitare la partenza del giorno dopo. Dopo tre ore e mezza di viaggio, con svariate soste culinarie arriviamo a destinazione. Incidenti e traffico ci hanno sfiniti, ma Lana non sembra minimamente provata. Lasciamo l’auto all'autonoleggio a trecento metri dal nostro hotel. Trecento metri sembrano pochi, ma non avevamo considerato che la nostra gabbia non era dotata di rotelle. Trasciniamo a fatica le valigie e il trasportino fino all'hotel. Gli hotel americani sono quasi tutti dotati di moquette e nonostante la mia richiesta di una pavimentazione diversa, una bella moquette chiara rivestiva il pavimento della nostra camera. Immaginate di avere una cucciola di quattro mesi non abituata alla vita di casa in una stanza all'ottavo piano e pochi minuti per portare la cucciola a far pipi. Fortunatamente Giuseppe aveva comprato a New York delle traversine da letto assorbenti con le quali abbiamo tappezzato tutta la stanza. Grazie a Giuseppe non c’è stato nessun danno da pagare!
Non c’è ritorno senza una partenza
26/10/17
Ore 12.30, la navetta ci sta portando all’aeroporto. L’autista guida come un matto e Lana si lamenta. Arriveremo sani e salvi? Quando le porte del pulmino si aprono davanti al nostro terminal faccio un sospiro di sollievo.
Stiamo aspettando Ellen Van Embden con la nostra cucciola Whaley. Sono cosi emozionata. Anche con Ellen ci conosciamo telematicamente da anni ed ammiro molto il lavoro della madre Laura. Con leggero ritardo finalmente le vedo arrivare. Grandi abbracci e sorrisi e poi inizia l’iter per la partenza. Chi viaggia con i cani sa bene quanto può essere lenta la burocrazia. Il tempo passa in fretta e le file sembrano infinite. Alla fine riusciamo ad arrivare sull’aereo poco prima della partenza. Temevo di perderlo. Le cucciole viaggiano in stiva e sono leggermente preoccupata. So bene che le stive sono pressurizzate e riscaldate, ma so anche che viaggiano al buio e il rumore potrebbe spaventarle
Arrivati all'aeroporto di Roma, aspettiamo di ritirare i nostri cuccioli, ma non si sa dove siano. Inizio a temere il peggio. Dopo quaranta minuti di attesa eccole li, sane e salve e arzille come se non avessero viaggiato. Sbrighiamo le ultime faccende burocratiche e poi prendiamo la macchina direzione Rieti. Stravolti ma contenti arriviamo a casa dopo nove ore di aereo e un ora e mezza di macchina e sopratutto tutti sani e salvi!
Conclusioni
Non avevo il sogno americano nel cassetto, ma ora posso dire di avere il sogno americano nel cuore. Resteranno nella mia memoria il simpatico caos di New York, i grattacieli e le luci della città. L’emozione di aver conosciuto persone speciali e di aver condiviso una bella avventura. Di aver desiderato tanto e di aver realizzato il desiderio. Ho capito che chi ama veramente farebbe di tutto per renderti felice. Lo rifarei? Si, perché non c’è sogno che non valga la pena di essere realizzato.